La povertà nel sufismo

Queste che seguono sono le parole di Al-Ghazali, uno dei più grandi filosofi medioevali (persiano di religione islamica, uno dei primi ad essere tradotti in occidente), rappresentante della spiritualità sufi, ovvero portatrice di quella disciplina esoterica che fa della povertà (materiale e, badate bene, anche spirituale) la via che porta alla verità, ovvero alla pura contemplazione di Dio (ricordate i Serafini, gli angeli più vicini a Dio che ardono nel ripetere incessantemente le lodi a Dio). Per Al-Ghazali, anche l'insegnamento di Gesù è una via di rinuncia a tutto ciò che sia esteriore ma anche interiore, come il poverello di Assisi, Gesù come San Francesco.

"Considerate dunque l'esempio del Cristo! Poiché, senza dubbio, egli non ha mai posseduto alcuna borsa. Egli aveva indossato per venti anni una tunica di lana. Egli portava con sé, durante le sue peregrinazioni, solo una brocca e un pettine. Un giorno, vedendo un uomo bere dal palmo della mano, gli gettò  la brocca che non ritrovò mai più. Poi passando vicino a un uomo che pettinava la sua barba con le dita gli gettò il sui pettine che non riprese mai più.
[..] Il Cristo, figlio di Maria, aveva, per vestito, il cilicio, e per nutrirsi i prodotti degli alberi. Non aveva figli che rischiavano di morire, né casa che potesse essere demolita. Non provvedeva per l'indomani e quando sopraggiungeva la notte dormiva dove capitava."
Al-Ghazali, Ihya, IV, 159

Fonti:
 - "Gesù nella tradizione sufi", di Faouzi Skali, edizioni Paoline
 - Wikipedia, Al-Ghazali

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